Nasce a Zurigo nel 1746
da una famiglia di origine italiana in cui il padre un famoso chirurgo muore
quando lui aveva solo 6 anni: così egli e suoi due fratelli vengono educati
dalla madre e questa vicenda segnerà profondamente la concezione di Pestalozzi
sul ruolo educativo della madre. Ad un certo punto della sua vita Pestalozzi
influenzato dalla società patriottica abbandona la fede e si dedica alla
rivolta politica, per realizzare l’ideale del miglioramento delle condizioni dei
lavoratori da raggiungere attraverso una riforma dell’agricoltura. Così nel 1768
ebbe inizio l’esperimento di Neuhof, la fattoria edificata su terreni di Pestalozzi
allo scopo di realizzare i suoi ideali; ma questo esperimento fallì e Neuhof fu
trasformata in colonia agricola per bambini abbandonati da educare al lavoro e
alla vita. Nel 1781 viene pubblicato il primo libro del romanzo pedagogico
“Leonardo e Gertrude”; inoltre ricordiamo anche tra le sue opere lo scritto
sulla legislazione e l’infanticidio che costituisce una accusa contro
l’indifferenza delle leggi verso la povertà e la disgregazione del nucleo
famigliare.
Pestalozzi legge molto il pensiero di Rousseau ed eredita da
lui il concetto, una educazione conforme alla natura dell’educando. In sostanza
secondo Pestalozzi sia la società sia l’individui possono attraversare tre
fasi: dallo stato di natura, caratterizzato dal bisogno e dall’egoismo, l’uomo
passa allo stato sociale in cui l’individui socializzano in maniera dialettica
e proprio lo stato sociale che nell’individuo nasce il concetto di moralità,
che tende ad armonizzare la propria vita con quella degli altri. Secondo Pestalozzi le
agenzie formative sono la famiglia, la scuola, l’ambiente lavorativo e la chiesa:
il ruolo pedagogico della famiglia e certamente centrale anche se la famiglia
deve essere affiancata alla scuola e allo stato, anche se è evidente
nell’autore la necessità di una educazione polare per la realizzazione di una
educazione di una società giusta.
La concezione pedagogica elaborata da Pestalozzi
viene illustrata nella sua opera, dal titolo Leonardo e Gertrude, che è uno dei
grandi romanzi pedagogici del romanticismo; si può fare un paragone con i
promessi sposi con cui viene condiviso l’impegno civile e pedagogico e la
scelta degli umili come protagonisti. Il racconto si svolge in un villaggio
immaginario in cui il podestà domina la popolazione con la corruzione aiutato dai
ricchi agricoltori. Tra i suoi vittime troviamo Leonardo che si sta perdendo
nell’ozio e nell’ubriachezza, ma sua moglie Gertrude chiede al feudatario del
terreno di aiutare Leonardo e così gli affida il compito di costruire la nuova
chiesa. In tanto ci si convinse che il miglioramento del villaggio è possibile
solo se si evoca il popolo a migliorare la propria vita materiale, e così venne
realizzato un progetto educativo in cui la scuola doveva essere a tempo pieno,
i bambini dovevano imparare lavorando al telaio e apprenderanno in maniera
attiva lettura e scrittura utilizzando dei sussidi didattici inventati; inoltre
si richiede l’ordine non solo all’interno ma anche all’esterno della scuola e
di conseguenza si dimostra che quest’ordine può essere esteso anche allo stato.
Intanto nel quarto libro si evidenzia come c’è una umana tendenza al male ed è
necessario quindi che ci sia una educazione che contrasti questa tendenza. Nel
modello educativo di Pestalozzi è evidente il ripudio del verbalismo e la
necessità invece di una educazione concreta che presuppone di solito nel
docente una severa preparazione professionale; nel ambito della famiglia ma
anche nella scuola ognuno deve riconoscere la propria dignità e la scuola
stessa deve essere vista come una palestra in cui ognuno possa avere un
riconoscimento sociale a prescindere dalle condizione economiche. Nel romanzo
Leonardo e Gertrude la figura femminile rappresenta la dimensione famigliare e
materna dell’educazione. A Neuhof fallisce l’iniziativa agricola e la filanda
di cotone viene utilizzata per avviare i fanciulli poveri, sottratti
all’accattonaggio e al vagabondaggio ad una istruzione di base o un impegno
manuale; si realizza una unione tra insegnamento e attività pratica.
Ovviamente
questi bambini orfani pongono a Pestalozzi una serie di problemi pratici e
teorici: c’è soprattutto una situazione di grave emergenza e si avverte la
mancanza di collaboratori qualificati; per cui l’educatore Pestalozzi ricorre
al mutuo insegnamento, inteso come un mezzo di aiuto per l’insegnante poiché
permette di affidare in parte la didattica agli alunni più dotati, finché ne
rendono partecipi i compagni più deboli. Inoltre secondo Pestalozzi per
l’insegnante è impossibile insegnare tutto a tutti, per cui è necessario che i
genitori si sostituiscono al maestro e gli alunni possono apprendere in maniera
autonoma.
Importante anche ricordare la teoria delle tre facoltà, elaborata
nell’altra opera dal titolo le indagini, queste facoltà sono il cuore che
rappresenta la facoltà morale, l’intelletto che riguarda l’attività conoscitiva
e l’arte che corrisponde all’attività tecnico.
Pratica: l’educazione di ogni
persona non può prescindere da queste facoltà. L’intervento educativo secondo Pestalozzi
con l’azione della madre e continua con l’attività dell’insegnante che deve
offrire ai discenti l’apprendimento con gradualità, cioè dal semplice al
complesso e soprattutto deve partire dall’esperienza del fanciullo. Il metodo
adottato dal docente deve essere sostanzialmente intuitivo: il metodo intuitivo
consiste in una didattica che presuppone una esperienza diretta e concreta da
parte dell’educando. Nel insegnamento fondato da questo metodo assumano
particolare rilievo l’aritmetica e il calcolo, la geometria e il disegno e la
lingua. Per Pestalozzi il “fare” è una componente essenziale nella vita
infantile, per cui ritiene che sarebbe opportuno introdurre nelle ultime ore di
insegnamento delle vere proprio ore di lavoro: il lavoro manuale viene inteso come
vera e propria ginnastica intellettuale e include attività come la falegnameria
o il giardinaggio.
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